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Antonio Balbi. Vita e opera
a cura di Gian Maria Raimondi

"Non esiste deserto peggiore di una vita senza amici"  
Antonio Balbi


Antonio Balbi nasce il 13.11.1964 a Roccagloriosa, ridente località d'antiche tradizioni ubicata nel cuore del Parco nazionale del Cilento, nella provincia di Salerno. Giovanissimo e di precoce talento, incontra il maestro Rosario Bortone, che lo prende con sè „a bottega“ per valorizzarne
le doti.

Biografia del maestro Balbi - Leggi di più [ 1. Parte ] [ 2. Parte ]
a cura di Gian Maria Raimondi

Bortone lo inizierà alle principali tecniche pittoriche, schiudendogli al contempo il mondo della storia dell'arte attraverso uno studio minuzioso delle opere dei più grandi maestri.

Completati studi da ragioniere e perito commerciale, Balbi prosegue la sperimentazione pittorica approfondendola sul campo, da autodidatta e successivamente si perfeziona presso l'Accademia Internazionale d'Arte Moderna, dove consegue il diploma.

Passione ed interesse crescenti per qualsiasi forma tecnica di riproduzione nell'ambito delle arti figurative lo spingono ad approcciare felicemente anche la fotografia, disciplina che integra e che, parimenti, esprime la sua creatività espressionistica. Se per Balbi „il pennello è vettore, il colore è propulsore e la tela, l'universo in cui ogni volta viaggiare“, la sua „Minolta Reflex“ munita di grandangolo, filtri e teleobiettivi professionali diventa una sorta di terzo occhio sul mondo: grazie al quale, il giovane maestro arriva ben presto ad organizzare un interessante archivio fotografico, parzialmente inedito.

Fedele all'assioma interculturale del migrante, in base al quale ogni parte del mondo è la stanza di una medesima casa da abitare e riscoprire ogni volta, il percorso professionale di Balbi lo spinge ripetutamente a visitare tutti e cinque i continenti alla ricerca di stimoli e suggestioni: ma soprattutto, di contatti umani, tesi ad allargare il suo orizzonte di esploratore artistico contaminato dal multiverso figurale della differenza. Difatti, suoni, odori e colori di culture diverse s'amalgamano sinestesicamente nella pittura di Balbi, la cui geometria cromatica associa una pluralità di dimensioni in modo fantastico e repentino, ribaltandole caleidoscopicamente e costringendo il fruitore ad un viaggio ermeneutico di „replacement“, riposizionamento continuo. In ogni opera, l'uso sorvegliato, quasi matematico, del colore intreccia mondi paralleli in un ipertesto figurativo di cui il suo acceso cromatismo è cifra potente. Sotto questo profilo e diversamente da un Pousette-Dart, il cui espressionismo astratto assume toni d'assoluta ricerca metafisica, l'uso balbiano del colore configura  strumenti di percorso che consentono al fruitore di ogni latitudine di organizzare -ad ogni latitudine!- il proprio viaggio secondo quella modalità di „koinè“ cromatica che Balbi raffina „in vivo“, lasciandosi incendiare dalle miriadi di toni e sfumature che ogni singola storia gli consegna.

Ma la „koinè“ non sarebbe credibile se non fosse storia di condivisione e restituzione di senso: i viaggi e l'incontro con l'altro si concretizzano, così, nella realizzazione di numerose opere donate ad istituzioni, Onlus, fondazioni, consorzi ed amici impegnati in progetti di rilevante interesse ed impatto sociale. Il motto di Balbi, „non esiste deserto peggiore di una vita senza amici“, è dantesca epitome di un continuo viaggio di ricerca attraverso gli inferni, i purgatori e i paradisi delle storie del mondo e del nostro tempo. Tuttavia, se il viaggio più grande è la vita e una vita degna d'essere vissuta è sempre responsabilità attiva, „in itinere“, allora tornare a casa non coincide mai con la fine di un percorso. Così come il „nostos“ di Ulisse segna la fine dei Proci e il proficuo inizio di un'era di pace, altrettanto ogni ritorno di Balbi, figlio della Magna Grecia, è la storia di progetti d'aiuto „che il mondo dell'arte, non solo per intrinseca capacità di lanciare messaggi, ma anzitutto per patrimonio tecnico“, asserisce brechtianamente il maestro, „non dovrebbe mai ignorare“.

E' così che prendono corpo progetti quali „Wartezimmer / sale d'aspetto“, gruppo di 120 opere ripartite ogni tre e distribuite, a rotazione, presso i maggiori ambulatori medico-specialistici della città di Francoforte con lo scopo di verificare gli effetti lenitivi della cromoterapia in situazioni di pre-intervento;

contributi UNICEF con opere finalizzate ad agevolare il recupero di un'infanzia normale attraverso la fantasia d'interazioni cromatiche pirotecniche e liberanti che stimolano la creatività dei bambini; donazioni Telethon di studi mirati a sperimentare l'azione anodina di giochi di luce e calore su pazienti-spettatori proiettati in una realtà parallela che, per preziosi istanti antistress, isola dagli affanni del dolore e della preoccupazione.

Con la medesima coerenza, Balbi promuove ed anima il premio „Ponte sul Meno“, conferito a personalità insigni del mondo dell'arte e della cultura.

La biografia è stata curata da:
Gian Maria Raimondi

 
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